Quasi in contemporanea con il mio saggio breve – e senza che gli autori dei due testi sapessero nulla l’uno degli altri – è uscito un altro ebook dedicato alla scuola e che affronta anche la questione delle tecnologie: il titolo è
Teste e colli. L’ebook sulla #BuonaScuola, un’iniziativa di Il lavoro culturale e curato ottimamente da Marco Ambra. Se volete saperne di più, andate alla pagina linkata e, soprattutto, scaricatelo e leggetelo quanto prima: giustamente eFFe su Medium parla di due libri che “dovrebbero parlarsi” e sicuramente c’è più di un’affinità elettiva tra me e chi ha realizzato e curato questo lavoro a più voci e più registri (si va dalla trattazione saggistica all’intervista, dalla narrazione alla testimonianza), tanto che, leggendolo, mi sono convinto che la cosa migliore per il lettore sarebbe integrare e completare ciò che io affronto in maniera necessariamente sintetica leggendo Teste e colli e viceversa.
Faccio solo alcuni esempi concreti: laddove in Il digitale e la scuola italiana parlo di sistema scolastico che non può e non deve trascurare la presenza delle tecnologie nella vita quotidiana come nuovi strumenti di ricerca, di condivisione e di veicolazione di contenuti, Marco Ambra nel primo saggio di Teste e colli dice: “Siamo di fronte a un mutamento nella relazione strumentale con i dispositivi digitali per l’accesso alle informazioni, con ragioni che sono culturali e socioeconomiche”; oppure Gerolamo De Michele, sempre nella prima parte dell’ebook, afferma che “il sistema scolastico, e più in generale quello degli apprendimenti, non ha bisogno tanto di un elenco di materie e di argomenti, quanto di una riflessione sugli strumenti con cui si agisce e si interagisce nel campo dell’apprendimento” e nel mio ebook, a mia volta, scrivo: “non si tratta di una contrapposizione tra libro cartaceo o digitale, bensì di riorganizzazione dei contenuti in funzione di un ripensamento generale della funzione e delle finalità della scuola”.
Ma in molti altri passi è evidente che i due testi si fanno eco l’un l’altro: sia quando si parla degli spazi dell’apprendimento, sia della necessità di modellare una pedagogia improntata all’interazione e al costruttivismo, “mettendo al centro non i contenuti, ma ciò a cui i contenuti alludono” per una “didattica orizzontale, dialogante, interattiva” (Teste e colli). Allo stesso modo l’assunto principale del mio saggio è proprio questo: al di là o anche escludendo l’utilizzo in classe delle tecnologie, la scuola non può però esimersi dal considerare le nuove modalità e le nuove dinamiche attraverso cui si interagisce nel web e deve perciò contribuire a formare negli studenti la capacità di districarsi nel flusso ininterrotto di informazioni e dati in cui naviga quotidianamente per trarne un senso e una coerenza di significato e approdare poi a una conoscenza che abbia valore.
A questo proposito mi ha colpito molto l’immagine del web che viene data in Teste e colli: “una gigantesca, infinita discarica, all’interno della quale è possibile, sappiamo con certezza, poter trovare gioielli, ma con non poca fatica, sopportando fastidi e perdite di tempo”.
Ma come distinguere i gioielli dal resto, come trovarli senza troppi fastidi e perdite di tempo, con quali ausili poter indagare? Questo, affermo nel saggio, dovrà essere il compito precipuo nella scuola al tempo del web 2.0: dare agli studenti gli strumenti e le strategie di ricerca adatti a non accontentarsi della prima voce trovata su Google, ma capire cosa, nel flusso della Rete è segnale e cosa è rumore. Perché quel link è il più cliccato? Chi lo ha condiviso? Su quali basi si può valutare l’autorevolezza di una condivisione o di un utente? Di un articolo o di un post?
Siamo forse entro i margini del secondo livello di certificazione di cui parla Teemu Arina e che prende in considerazione ciò che facciamo, se ha valore anche per gli altri o non offre nessun apporto (e quindi non viene “linkato” o “retwittatto” o “embeddato” altrove), ma siamo comunque all’interno di un nuovo modo di ricercare, condividere e fornire informazioni che non può essere ignorato dalla scuola e chi ci lavora.
Per concludere, vorrei parlare di un altro ebook sulla scuola, anch’esso uscito in questo periodo, ma di taglio diverso: è infatti un manuale pratico il cui tema è chiaro sin dal titolo: Google Drive e la didattica, un interessante esempio di ebook partecipato all’interno di un progetto più ampio, quel Laboratorio di Tecnologie Audiovisive del professor Roberto Maragliano autore, tra l’altro, di Adottare l’elearning a scuola, che è uno dei testi di cui parlo nel mio saggio breve.
Il cerchio si chiude, quindi, ma il discorso su scuola, tecnologie e la necessità di nuove strategie didattiche sicuramente è destinato a durare ancora a lungo. E questo blog è qui apposta.
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