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Se l’Europa fallisce? Dalla prefazione all’edizione italiana del libro di Joschka Fischer

La palese incapacità delle istituzioni e delle strutture dell’UE, che non sono la conseguenza di “troppa Europa” ma al contrario di “troppa poca Europa”, aggrava la sua crisi interna di legittimità, poiché i cittadini e le cittadine domandano soluzioni che l’UE non è chiaramente in grado, o non vuole, fornire. Si accresce così nell’opinione pubblica della maggior
parte dei paesi l’erosione del consenso democratico a favore dell’Europa.
E tuttavia nei mesi a venire la situazione dell’UE può ulteriormente aggravarsi, poiché fin da oggi è prevedibile che nell’arco del prossimo anno e mezzo due nuovi drammatici sviluppi si potranno aggiungere alla crisi: il referendum britannico sulla permanenza del Regno Unito nell’UE e le elezioni del parlamento spagnolo nel prossimo autunno che possono avere un esito simile a quello prodotto in Grecia. Certo, gli sviluppi possono andare anche nella direzione opposta: la Gran Bretagna può restare nell’UE e la Spagna può votare a favore dello status quo, oppure di un cambiamento più moderato di quanto sia accaduto in Grecia.
Se l’Europa fallisce?Se però partiamo molto realisticamente dallo scenario “peggiore”, come è doveroso fare, la seguente minacciosa prospettiva per il futuro dell’Europa potrebbe diventare sempre più probabile: prima di tutto il Grexit (uscita della Grecia dall’area dell’Euro), quindi il Brexit (uscita della Gran Bretagna dall’UE) – la stessa esistenza dell’UE ne risulterebbe molto seriamente minacciata. Se si dovesse verificare lo “scenario peggiore” si dovrà fare i conti, con un’altissima probabilità che rasenta la certezza, con una successiva valanga di ulteriori uscite dall’UE.
Sessant’anni di successi nella storia dell’integrazione europea, vale a dire l’intero progetto di unificazione, potrebbero così venir messi in discussione e infrangersi. In un caso di questo genere, tutte le forze euroscettiche e nazionaliste reclamerebbero, in occasione delle elezioni, e con crescente prospettiva di successo, l’uscita del proprio paese dall’UE se non addirittura la distruzione dell’Unione stessa.
Come ho detto, non è inevitabile che ciò avvenga, tuttavia, attualmente, è realistico assumere che ciò possa accadere! La combinazione di Grexit e Brexit e le conseguenze fatali che potrebbero avere per la stabilità non solo dell’eurogruppo ma dell’intera costruzione dell’UE, costituiscono oggi il pericolo maggiore che minaccia l’Europa.
Questa crisi interna dell’Europa si sviluppa oltretutto in un contesto geopolitico minaccioso e instabile che può, anche se non necessariamente deve,mettere a repentaglio la coerenza interna degli stati membri dell’UE. Proprio la Russia, infatti, cerca di perseguire attivamente una politica per spaccare l’UE, nel momento in cui adotta un’esplicita strategia anti-europea ed anti-occidentale, rafforzando e coalizzando tutte le forze nazionaliste ed euroscettiche all’interno dell’Europa.
Per evitare un tale scenario, estremamente pericoloso per l’esistenza dell’UE, è necessario prima di tutto trovare una soluzione strategica per la crisi greca. La Grecia ha bisogno in tempi molto brevi di soldi e di riforme per restare all’interno dell’Eurozona e dell’UE.
Né Atene, né Bruxelles e neppure Berlino possono permettersi la bancarotta dello stato greco, che resterebbe peraltro fino a prova contraria paese membro dell’UE. La prosecuzione della partita di poker tra Atene e la Troika non può che risolversi a danno di tutti i giocatori e soprattutto dell’Europa e alla fine non potrebbe trovare altra soluzione, se l’Europa non vuole infrangersi sugli scogli, di un nuovo bail out della Grecia da parte dell’Eurozona.

Se si riuscisse ad impedire effettivamente l’uscita della Grecia dall’Euro, cioè il Grexit, obiettivo questo chiaramente prioritario dal punto di vista europeo, la sfida del Brexit assumerebbe significati assai meno drammatici. In questo caso, i rischi tra Londra e Bruxelles risulterebbero più equamente ripartiti, anzi, sarebbero addirittura più seri per il primo ministro britannico, David Cameron, poiché con ogni probabilità la Scozia non accetterebbe l’uscita dall’UE e quindi ciò comporterebbe anche la fine del Regno Unito, esito tutt’altro che desiderabile. Cameron dovrebbe pertanto di fatto affrontare un doppio referendum nel quale si deciderebbe non solo dell’appartenenza del Regno Unito all’UE, ma di nuovo anche della continuazione dell’unione tra Inghilterra e Scozia.
Peraltro, l’UE dovrebbe opportunamente mostrarsi flessibile nelle trattative con Londra, se non sono in gioco i principi fondamentali dell’Unione, ma soltanto la questione di ulteriori diritti britannici di opting out nel quadro dei futuri rapporti tra un’UE sempre più allargata e rafforzata, soprattutto in riferimento all’unione monetaria, e il Regno Unito.
Se oltre a ciò l’Europa fosse in grado di difendersi, con compattezza e determinazione nei confronti di una Russia espansiva, anzi, se addirittura fosse in grado di rafforzare la propria determinazione, ciò vorrebbe dire che l’Europa sarebbe riuscita a superare la prima seria crisi della sua esistenza e potrebbe uscire vincitrice da questa sfida. Altrimenti, si potrebbe verificare esattamente il contrario e ci si deve augurare che l’Europa sia capace di risparmiarsi questo esito.

Quando questo libro apparirà in lingua italiana il futuro sarà costellato da giorni, settimane e mesi decisivi per il progetto europeo.

Speriamo che possa avverarsi per l’Europa l’esito più ottimistico !
Berlino, giugno 2015

IL LIBRO SARA’ IN LIBRERIA DAL 22 LUGLIO.
E’ GIA’ ORDINABILE ONLINE

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