Più di cento scienziate tenute in ombra per secoli vengono restituite alla memoria: le matematiche Maria Gaetana Agnesi, Emmy Noether e Maryam Mirzakhani, prima donna a ricevere la medaglia Fields; le astronome Vera Rubin e Jocelyn Bell-Burnell, scopritrici della materia oscura e delle pulsar; le economiste Rosa Luxemburg, Joan Robinson e Elinor Ostrom, attente alle questioni politiche e sociali.
Ampio spazio è dedicato alle Nobel – da Marie Curie a Esther Duflo – e alle donne cui il premio è stato negato, come Lise Meitner e Rosalind Franklin. Un’attenzione particolare è rivolta alle scienziate italiane, da Laura Bassi e Anna Morandi-Manzolini, prime docenti universitarie nella Bologna del Settecento, a Ilaria Capua e Fabiola Gianotti, prima donna a dirigere il Cern di Ginevra, passando per Margherita Hack e Rita Levi Montalcini.
In questa nuova edizione vengono ricordate le ricercatrici che in diverse epoche hanno realizzato importanti lavori collettivi: le astronome dei Cataloghi stellari dell’Ottocento, le programmatrici di Eniac, il primo calcolatore digitale, le ricercatrici del Progetto Manhattan, che contribuirono all’ ideazione e alla costruzione della bomba atomica, e le scienziate afroamericane dei primi programmi spaziali della Nasa.
In copertina l’attrice hollywoodiana Hedy Lamarr. È famosa per la sua bellezza ma quasi nessuno sa che negli anni Quaranta inventò lo Spread Spectrum, una tecnologia oggi usata per il Wi-Fi.
Chi dice che le donne non sono portate per la scienza?
DATI BIBLIOGRAFICI
Autrici: Sara Sesti, Liliana Moro
Editore: Ledizioni
Pubblicato nel: gennaio 2020
(aggiornato al novembre 2020, prima edizione luglio 2018)
Collana: Free Women University
Formato: brossura con alette, 249 p.
ISBN cartaceo: 9788867057733
ISBN ePub: 9788867058853
Prezzo cartaceo: 16€
Prezzo ePub: 6,99€
Leggi l’estratto
ilde cafiero –
È l’ampliamento e aggiornamento di “Donne di scienza. 50 biografie dall’antichità al duemila”, edito da Pristem-Università Bocconi nel 1999. Il saggio, arricchito da un percorso sulla storia dell’educazione e dell’istruzione delle donne, una sezione dedicata ai profgetti collettivi e da una esauriente bibliografia, è di quelli che fanno venir voglia di “andare oltre”, su un terreno poco frequentato come quello della presenza femminile nella storia della scienza. La questione qui è trattata con una particolarità – quella di non indagarne i presupposti scientifici o epistemologici – come facevano saggi celebri come L’eredità di Ipazia di Margaret Alic (Editori Riuniti, 1989) o I pantaloni di Pitagora di Margaret Wertheim (Instar Libri, 1996) – ma di offrire il profilo biografico di sessantacinque scienziate, introdotto da schede utili a inquadrare ogni personaggio nella realtà dei suo tempo e legandolo a un’immagine che strappa molte di queste donne da un anonimato anche visivo.
I profili biografici sono preceduti da brevi introduzioni ai periodi storici che tracciano in forma divulgativa i contorni principali della presenza femminile nelle diverse epoche. In particolare è stato considerato il rapporto delle donne con il sapere e con le tecniche; ne sono state ricordate l’attività e l’iniziativa nei vari luoghi di produzione della cultura: corti, salotti, conventi o centri di ricerca e ne è stata rilevata l’assenza dalle massime istituzioni delegate alla trasmissione del sapere: accademie e università. Un vuoto vistoso, anche se non totale, che si protrae almeno fino alla seconda metà del XX secolo. I contributi delle studiose al dibattito filosofico e scientifico del loro tempo sono ricordati anche nella dimensione collettiva, come nel caso delle religiose medievali, sia monache sia ‘beghine’, e anche delle astronome e delle “dame di scienza” del XVII secolo, la cui iniziativa ebbe un ruolo determinante nella diffusione della “rivoluzione scientifica”.
Per quanto riguarda le biografie, se molti conoscono, grazie ai premi Nobel che hanno vinto, Barbara McClintock o Marie Curie, il merito del volume è quello di portare alla luce anche studiose dedite a discipline meno “visibili”, come le matematiche Maria Gaetana Agnesi , Emmy Noether e Sophie Germain, o come Rosa Luxemburg, la cui fama politica tende a oscurare l’importanza dei suoi scritti economici. Nella nuova edizione, aggiornata con altre biografie (tra cui le antropologhe Rebecca Cann, Jane Goodall), anche due pioniere: Hedy Lamarr, attrice degli anni ’30 e inventrice di una tecnologia ora applicata alle reti wireless e Ellen Swallow-Richards, fondatrice nell’Ottocento dell’ecologia.
Ampio spazio è dedicato, ovviamente, alle scienziate italiane, da Laura Bassi – prima italiana a ottenere una cattedra universitaria nella Bologna del Settecento – a Rita Levi Montalcini. Ma soprattutto alle tante che hanno visto il proprio lavoro ignorato e sminuito a favore degli uomini che avevano accanto: da Sophie Brahe (sorella dell’astronomo Tycho) a Gabrielle du Chátelet (compagna di Voltaire), a Marie Paulze Lavisier (moglie e collaboratrice del noto chimico) e Ada Byron, collaboratrice di Charles Babbage e programmatrice ante litteram.
E non si tratta solo di vicende consegnate all’occhio ormai imparziale della storia: il caso di Mileva Maric, la moglie di Einstein, il cui ruolo nella definizione della teoria della relatività è ancora discusso, e quello di Rosalind Franklin, il cui contributo sperimentale alla teoria di Watson e Crick sulla struttura del DNA è stato spesso sottovalutato dai colleghi, mostrano quali difficoltà debbano affrontare le donne che scelgono di dedicarsi a una carriera scientifica.