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LA SENTENZA È PRONUNZIATA. RAPPRESENTAZIONE DELLA GIUSTIZIA NELL’OPERA LIRICA

In quale misura la musica, ed in particolare l’opera lirica, può accrescere la consapevolezza dell’identità del giurista di oggi, chiamato quotidianamente a districarsi tra normative sempre più tecniche? Questo volume, che raccoglie contributi di giuristi, storici e artisti che lavorano nel mondo delle rappresentazioni liriche, cerca proprio di dare una risposta a questa delicata domanda. Dopo la breve introduzione di Mario Riberi (dal programmatico titolo La musica sveglia il giurista) il contributo del Maestro Stefano Poda (corredato da una appendice fotografica che presenta alcune delle sue più importanti creazioni internazionali) apre il volume proponendo un vero e proprio “manifesto” sull’estetica delle rappresentazioni operistiche evidenziando come, nella valutazione delle messe in scena, il concetto di “modernità” venga spesso frainteso da pubblico e addetti ai lavori. I successivi saggi sviluppano invece il rapporto tra diritto ed opera lirica confrontandosi con il tema della Giustizia e delle sue rappresentazioni nel teatro musicale: Paolo Giani Cei delinea la presenza di aspetti giuridici in tutto il melodramma sette-ottocentesco concentrandosi sulla contrapposizione tra individuo e regole; partendo dalle opere in musica secentesche di Monteverdi, Bernardo Pieri restituisce invece l’immagine di una Giustizia “sopraffatta” e vilipesa dalla legge; Andrea Pennini evidenzia invece i riflessi reali ed immaginifici degli istituti giuridici di Antico Regime presenti nel capolavoro Mozartiano Le Nozze di Figaro; Francesco Serpico coglie invece la corrosiva critica di Giuseppe Verdi all’azione normativa della Chiesa Cattolica che permea il Don Carlos; Matteo Traverso analizza alcuni giudizi presenti nelle opere wagneriane; Mario Riberi mostra il dramma della giustizia incapace di mediare tra l’individuo e la “macchina statale” nelle opere tardo ottocentesche e novecentesche; Ida Ferrero descrive infine lo svelamento delle ingiustizie sociali nel teatro di Kurt Weill e Bertolt Brecht durante la Repubblica di Weimar. Chiude l’opera Valerio Gigliotti, che mostra come per il giurista contemporaneo sia necessario allargare la propria visione del diritto uscendo dalla dominante concezione ipertecnicistica per recuperare «la pienezza della dimensione antropologica, ordinamentale e consuetudinaria di cui l’interprete della norma è – o deve divenire – vigile e responsabile custode».

DATI BIBLIOGRAFICI
Curatori: Valerio Gigliotti, Mario Riberi, Matteo Traverso
Editore: Ledizioni
Collana: Quaderni del Dipartimento di Giurisprudenza – Università di Torino
Pubblicato in: dicembre 2019
Formato: brossura, 223 p.
ISBN: 9788867059720
Prezzo: 28€

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